31/05/13

in sickness and in health



Declan sollevò lo sguardo dal libro quando suo marito, steso in un letto d'ospedale, iniziò a muoversi. Era un libro di carta, di quelli che lui amava collezionare. Non aveva mai capito a fondo il suo feticismo per la stampa vecchio stile, ormai rimasta viva solo nei pianeti del rim e del border più barbaramente arretrati. Lo teneva in mano con fastidio, e dover ogni volta girare le pagine era terribilmente fastidioso. Lo trovava uno spreco di tempo. Quello che stava leggendo, poi, conteneva un romanzo di chissà quale aspirante autore dei mondi esterni, amante dei periodi brevi e diretti. Elementari, avrebbe detto.

Derek Bark aprì gli occhi. Vide, dietro il velo appannato delle cornee, una bella donna con i capelli morbidamente raccolti dietro il capo e un qipao rosso che le lasciava le gambe scoperte dalle ginocchia accavallate in giù. Lei attese qualche minuto prima di rivolgerglisi, seppur ne seguì pazientemente con gli occhi tutto il lento risveglio.

"Come ti senti?"
"Cosa mi hanno dato?"
"Potresti gentilmente rispondermi, prima di porre a tua volta una domanda"
"Declan, ti prego... cosa mi hanno dato?"

Lei rimase in silenzio qualche secondo. Senza cravatta, con gli occhi velati e steso sul lettino dell'Osborne General Hospital di Lòng City, suo marito sembrava un anziano indigente e terribilmente fragile. Lei sentì qualcosa girarle lo stomaco, e lo riconobbe come il modo comune in cui tendeva a manifestarsi il suo orgoglio ferito.

"Hai avuto un infarto miocardico acuto mentre eri in riunione. Sei stato trasportato d'urgenza alla Osborne, dove ti hanno somministrato dei nitrati e dei fibrinolitici. Volevano somministrarti della morfina per il dolore, ma te l'ho fatta sostituire con un analgesico diverso, ricordando della tua allergia. Ho dato poi il consenso per l'angioplastica e avvertito i tuoi figli. Dovrebbero arrivare tra pochi giorni".
"Non avresti dovuto avvertirli"
"Non mi hai mai detto di avere problemi di cuore".

Calò il silenzio, Derek la guardò. Aveva sperato, nella confusione del risveglio, che lei gli avrebbe risparmiato quella discussione, o che avrebbe perlomeno voluto rimandarla.

"Cosa avrei dovuto dirti. Che sono un povero vecchio e morirò prima di te? Devo averti sopravvalutata, se non l'avevi già considerato".

Declan non parve ferita. Si alzò in piedi e chiuse il libro, poggiandolo sulla comoda sedia che l'aveva ospitata per tutto quel tempo. Si avvicinò al letto con calma, il suo passo scandito solo dal rumore dei tacchi.

"Quanto tempo dovrò rimanere qui?"
"Credono una settimana, ma in ogni caso ti farò trasferire domani alla Blue Sun Koreetic Clinic."
"Hai paura che scappi?"
"Abbiamo il migliore reparto di cardiologia del pianeta, e non ho intenzione di lasciarti nelle mani di medici meno che eccellenti"
"Alla Koreetic ci sono liste d'attesa lunghe mesi, Declan"
Lei sollevò appena il capo: "mi offende se credi che queste problematiche plebee si applichino alla mia persona, Derek. Forse mi hai sottovalutata"; l'ironia era sottile e vendicativa, come sempre.

Lui rise debolmente e provò a tirare su il busto. Era una mossa azzardata e affrettata, ma lei non fece niente per fermarlo: lasciò che si rendesse conto da solo di non averne le forze, fissandolo mentre tornava ad accasciarsi dolorante sul letto. Riconobbe nella mollezza della sua postura i muscoli sciolti di un cavallo azzoppato, steso su un fianco, e quasi senza rendersene conto si sorprese a ragionare sulla soluzione più efficiente adoperata con i cavalli zoppi. Non si vergognò dei suoi pensieri neanche quando capì che Derek li avrebbe indovinati.

"Non voglio trattenerti, sicuramente avrai da fare"
"In effetti è così. Domani ho una giornata singolarmente intensa. Ti ho comunque fatto portare due cambi puliti, il tech reader con il nostro archivio completo e tutti i tuoi - sospirò - polverosi libri cartacei. Non credo ti annoierai"
"Sei stata molto premurosa, Declan"
"Tengo fede al contratto" rispose lei con un sorriso morbido. Senza chinarsi su di lui per baciarlo, gli fece un cenno lieve col capo e, come una perfetta sconosciuta, uscì dalla stanza senza guardarsi indietro. Derek ne ascoltò la camminata sostenuta e scandita dal rumore dei tacchi. Cercò nel ritmo del passo un'incertezza, per quanto breve. Ma non si stupì quando non la trovò.