01/11/12

Semicrome



La prima cosa che pensò quando chiuse lo sportello, fu che Declan Khan era probabilmente l'unica persona al mondo in grado di chiudere l'ombrello entrando in macchina calcolando perfettamente i movimenti necessari a passare dal primo riparo al secondo, senza prendere neanche una goccia d'acqua. Lui, decisamente meno abile, tornò nell'abitacolo della Laoyin blu metallizzato con i capelli umidi.

"Buonasera mister Rothman"
"Buonasera miss Khan. Dove la porto?"
"Diriga pure verso casa"

Lui avviò il motore e lei si sfilò il cappotto. Dopo circa cinque minuti iniziò a sentire fresco. Si accigliò appena e si sporse sui sedili posteriori. Rothman tenne gli occhi sulla strada, ma avrebbe voluto chiederle cosa stesse facendo.

"Ha cambiato le impostazioni della climatizzazione?"
"Sì, oggi era caldo... è un problema?"
"No. Le sarei però grata se circa trenta minuti prima di venirmi a prendere le reimpostasse"
"Certo... mi scusi, lo faccio subito"

Alzò di quel paio di gradi di differenza il climatizzatore interno e l'abitacolo si riscaldò presto. Declan Khan non disse niente. La guardò nello specchietto retrovisore mentre rilassava la schiena e si puntava due dita ai lati del setto nasale, strofinandosi gli angoli interni degli occhi, passando poi a massaggiarsi le tempie. In qualche modo, Dave fu rassicurato dal sapere che anche lei si stancava.

Era notte, del resto. Aveva sentito dire che a Capital City, come a Xinhion, non era mai veramente notte. Ma le strade erano indubbiamente più sgombre, e non sarebbero bastate tutte le insegne luminose del Core per rendere quel silenzio meno desolante. Ricordò le strade dei quartieri intorno alle fabbriche di Labour Town, quando era ancora un ragazzino e non lavorava dodici ore al giorno. Quando pioveva l'asfalto spaccato e irregolare diventava quasi brillante sotto la luna. Ci si era sbucciato le ginocchia mille volte, finché non aveva imparato a conoscere ogni buca tanto bene da poterla chiamare per nome. Le strade di Capital City erano più lisce, senza scossoni. Proprio come la vita che tanto voleva.

"Le piace la musica, Rothman?"
"Suppongo di sì, miss Khan"
"Suppone?"
"Non ho occasione di sentirla tanto spesso quanto vorrei... il poco tempo, suppongo"
"Curioso"
"Mi scusi?"
"In fondo passa in macchina gran parte del suo tempo, si direbbe che dispone di tutto il tempo di cui ha bisogno"
"Non nella mia macchina, miss Khan"

Non guardò nello specchietto retrovisore perché sapeva che lei se ne sarebbe accorta. Non disse altro, ma strinse le mani attorno al volante.

"Può passarmi..."
"Cosa?"
"L'audiocomando..."
"Quale..."
"No, alla sua destra... più a des... no"
"Questo?"
"E' l'accendino... l'audiocomando, invece, alla sua destra"
"Allora..."
"Sì, quel..."
"Questo?"
"Sì"

Declan sospirò e riportò il busto sullo schienale di pelle morbida. Scorse il touchpad dell'audiocomando alla ricerca della traccia che aveva in mente. Un attimo dopo, si diffuse nell'abitacolo intero il suono delicato di un Chiaro di Luna eseguito da uno dei più noti pianisti di Elèria. Gettò il capo all'indietro in maniera composta e chiuse gli occhi, muovendo le dita sottili a sfiorare le proprie ginocchia come fossero i tasti di un pianoforte.

Quando la musica finì erano ormai arrivati sotto l'alto grattacielo dove risiedeva. Restituì il telecomando in modo che Rothman potesse riporlo prima di andare a parcheggiare nel garage interno.

"La aspetto quindi domani alle otto"
"Sarò puntuale"
"La ringrazio. Le auguro una buona notte, mister Rothman"
"Buonanotte a lei, miss Khan"
 
Lui fece il giro della macchina dalla parte di dietro e andò ad aprirle lo sportello. La vide aprire l'ombrello un attimo prima che anche una singola goccia la bagnasse e guardò distrattamente il portiere di notte sorriderle garbatamente e aprirle la porta. Si chiese se Declan Khan fosse semplicemente quello: la CEO di una corporation che non aveva mai trovato una porta chiusa.

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