06/12/12

pendragon


2 Gennaio 2514.
Twin Towers, Capital City. Laboratori genetici.

"Complimenti per la sua nomina a vice CEO, miss Khan".

Declan Khan sorrise distrattamente al suo interlocutore in camice bianco, facendo scivolare il suo c-pad nel tiepido sonno dello stand-by. 

"Prego, di qua". Conrad Mayhem era un uomo che aveva sempre indossato occhiali spessi. Da giovane non piaceva alle ragazze e all'università non faceva parte di nessuna confraternita. Si era comunque riuscito a laureare con il massimo del tempo con una brillante tesi sulla ricombinazione genetica creativa. Aveva visto il vario susseguirsi di leader a capo di Blue Sun Capital City, ma Declan Khan era la prima a mostrare un interesse così diretto per il suo lavoro.

"E' fortunata, ci viene a trovare esattamente in occasione di una nascita" tartagliò preciso Mayhem, guardando la rossa indugiare sulle gabbie degli scimpanzé. Tomoto, intento a ricomporre un puzzle di plastica in dieci pezzi, si interruppe per guardarla. Lei sorrise.


"Lo so. Sono venuta appositamente, in effetti. - superò lentamente la gabbia, tornando con gli occhi sul genetista - per il Felis X039. Mi incuriosisce il processo dell'imprinting su creature create in provetta"
"E' un processo... interessante - Mayhem si fermò a guardarle i capelli per un attimo. Quando se ne rese conto si affrettò ad abbassare gli occhi sulla sottile cartellina elettronica che teneva tra le mani - abbiamo, ahm... abbiamo scoperto che l'imprinting degli esemplari sviluppatisi negli uteri sintetici è circa, ahm... circa dieci volte maggiore. Intendo, dieci volte maggiore di... di quello normale - scosse il capo - ... lo vedrà, comunque. I nostri scienziati sono... mh. Abituati"

"In verità, vorrei essere io il soggetto di questo particolare imprinting"

Mayhem sbatté le palpebre. La sua interlocutrice appariva fin troppo serena.


"Mi scusi?"
"Ho notato che uccidete gli animali al raggiungimento della maturità"
"S-sì... dopo un anno, circa, per i felides... li addormentiamo. Non sono più utili ai nostri studi"
"Benissimo. Tra un anno, vorrei che questo esemplare mi fosse recapitato"

"Reca... miss Khan, non credo... ahm, io..."
"E' questo?"

La donna si fermò davanti al quarto utero artificiale, avvicinando notevolmente il volto alla superficie di vetro sottile che lo conteneva. Era ancora privo di pelo, gli occhi chiusi e le orecchie già lunghe diverse centimetri.

"Sì..."

La vide sorridere di nuovo.

* * *

6 Dicembre 2514.
Chaoyiang Street numero 39. Capital City.

"E' una fottuta bestia, un animale pe-ri-co-lo-so Jen Dawson scandì il concetto in modo cristallino mentre effettuava la delicata manovra utile a depositare la gabbia sul tetto del grattacielo. Il bestione aveva fatto ballare il suo elicottero per tutto il tragitto  - non lo so che cazzo ha in mente la gente... per me la sbrana - argomentò mentre masticava vigorosamente una gomma alla nicotina - quanto ti ci giochi che la sbrana?" urlò alla cuffia.

"Piantala, Jen" la riprese Frank, dall'altro capo della comunicazione. Si conoscevano da anni, ormai: la compagnia per cui lavoravano si occupava di trasporti aerei atmosferici per la Blue Sun dalla fine della guerra. Si andò a piazzare sotto l'elicottero, iniziando a sganciare tutte le sicure che tenevano il box rinforzato. Al suo interno la bestia si agitava. Era agitato anche lui. Agitato a sufficienza da sobbalzare quando si ritrovò alla sua destra miss Declan Khan, intenta serenamente ad aprire la serratura elettronica dello sportello frontale.

"Ooooh, che fa? - chiese lui, saltando una manciata di passi indietro - non... cazzo, cioè, scusi, non può farlo quando..." quando? Alzò la testa al cielo, considerando di attaccarsi lui stesso ai ganci e farsi portare via di là da Jen, in volo.

Declan Khan aprì lentamente lo sportello, rimanendo chinata sulle caviglie di fronte ad esso. Il ringhio basso e aggressivo del felino si fece gradualmente meno intenso, fino a sparire del tutto. Allungò una mano in modo che potesse prendersi il tempo necessario per annusarla. Riconoscerla.

"Huanyìng hai nèiwài, Pendragon"

L'animale scivolò lentamente fuori dal box, avvicinando il muso alla sua mano.

Frank rimase a guardare la scena, esterrefatto.

Declan Khan rise piano.


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